Inizio:
03.12.2020 12:00

Fine:
16.12.2020 00:00

 

Nell’ambito di un nuovo progetto espositivo incentrato sul rapporto tra giovani e nuove tecnologie, ideato e promosso dall’Istituto degli Innocenti di Firenze, la Fondazione Studio Marangoni organizza un workshop internazionale gratuito. Il workshop sarà tenuto da Raimond Wouda, noto autore e docente presso l’Accademia dell’Aia in Olanda (KABK).
Sono previsti 4 incontri online in lingua inglese da dicembre 2020 a febbraio 2021.
Alla fine del percorso didattico, verrà effettuata una selezione dei lavori che andranno ad affiancare le opere di Wouda nella mostra prevista, nella primavera 2021, al Museo degli Innocenti. La collettiva, dal titolo (provvisorio) “Dis connessi. Adolescenti e tecnologie”, sarà accompagnata da relativa pubblicazione.

La scoperta e il diffondersi capillare delle nuove tecnologie, in particolare dei dispositivi portatili (portable devices), hanno cambiato profondamente le nostre modalità di relazione, le abitudini quotidiane e il nostro stesso modo di pensare.
È un fenomeno che riguarda l’intera società, ma, in particolare, i più giovani, i cosiddetti “nativi digitali”: una generazione in cui l’interazione con l’altro passa sempre meno dal contatto fisico (e dallo scambio verbale) e sempre più da uno scambio di immagini e brevi testi, disponibili ovunque grazie alla (quasi) onnipresenza della rete.
Essere perennemente “connessi” ha portato a molteplici conseguenze: un mutato rapporto con lo spazio e con il tempo, con la realtà e con l’informazione; una ridefinizione delle relazioni e della nozione di esperienza; un senso di sicurezza che alimenta una nuova forma di intimità, talvolta illusoria. Ogni cosa è raggiungibile e visualizzabile, “esperibile” in ogni momento e in ogni luogo. Se questo può dare un senso di onnipotenza, tuttavia disincentivare l’esperienza diretta, indebolire la memoria, affidarsi a informazioni non verificate, colonizzare e frammentare l’attenzione sono fenomeni che possono avere conseguenze problematiche.
Allo stesso tempo però non bisogna sottovalutare altri effetti positivi e consistenti: l’accesso a notizie non veicolate da altri media, la creazione di reti di solidarietà e, nel migliore dei casi, lo sviluppo di una consapevolezza condivisa con persone che vivono in altri paesi con una velocità e una forza un tempo impensabili. Inoltre, anche nell’ambito delle relazioni tra pari on-line di tipo affettivo, ci sono studi che evidenziano non solo i rischi ma anche le potenzialità positive in relazione alla possibilità per ragazzi e ragazze di esplorare ed entrare in contatto con i propri sentimenti e desideri.
D’altra parte, è innegabile che sempre più relazioni si intrattengono a distanza. Molti giovani, e non solo, non sentono più la necessità di uscire, di frequentare luoghi di aggregazione per stare insieme e condividere tempo, pensieri e opinioni in un rapporto “faccia a faccia”. Basta poter accedere al web per avere la sensazione di comunicare in tempo reale. Spesso questo avviene in modo sintetico e superficiale e, talvolta, è proprio la distanza fisica che permette di “scoprirsi” di più, di addentrarsi in riflessioni, confessioni, “spazi” estremamente personali con l’illusione di muoversi in un’area protetta.
Il cyber bullismo è tra i sintomi più evidenti sia di questa ingannevole fiducia, sia dell’aggressività celata in questi rapporti disincarnati.
Da sempre le innovazioni tecnologiche hanno implicato mutamenti a tutto campo, spesso con esiti imprevisti, hanno trovato estimatori e detrattori, richiesto un tempo di adattamento. La “rivoluzione digitale” segue in parte questo percorso, ma i tempi sono talmente celeri che gli esiti, a oggi, permangono largamente imperscrutabili. Ciononostante, non possiamo sottrarci dal compito di farne un’analisi, dalla consapevolezza che si tratta di una trasformazione antropologica, politica, sociale, economica di enorme portata.

L’Istituto degli Innocenti, costantemente impegnato nella tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti, ha sviluppato alcune linee guida volte all’affermazione dei loro diritti e al riconoscimento della loro identità di persone, riportate nel recente Spunti per un manifesto dei bambini.
Al suo interno vi è un intero paragrafo dedicato a Infanzia e innovazione digitale, dove si sottolinea la rilevanza “dell’investimento informativo e formativo nei confronti delle famiglie e dei genitori, attraverso la scuola, nei confronti dei bambini e dei ragazzi” e la necessità di “guidare e accompagnare i ragazzi che utilizzano internet in un percorso di conoscenza che li aiuti a distinguere il vero dal falso, la realtà dalla finzione e a conoscere i limiti di ciò che è lecito. Internet non è un ‘mostro da demonizzare’ ma un’opportunità da cogliere con un utilizzo consapevole e responsabile.”
Il rapporto con la tecnologia può pertanto essere riconosciuto come una grande opportunità purché i giovani utenti (e non solo) possano essere messi in condizione di farne un utilizzo informato, di “esercitare il pensiero critico” nonché di sostenere “la maturazione delle competenze emotive necessarie nelle relazioni anche on line.”
Le tematiche toccate dal Manifesto sono molteplici, articolate e decisamente cruciali nell’ambito della riflessione sul rapporto tra giovani e tecnologie che intendiamo indagare, non soltanto dal punto di vista storico e sociale, ma anche da quello psicologico – relazionale, altrettanto rilevante e complesso.
Un’indagine più che mai urgente in questo difficile momento storico, dove il diffondersi del Coronavirus (SArs-Cov-2) ha mutato drasticamente il nostro stile di vita, incoraggiandoci a mantenere relazioni a distanza, o appunto, “in remoto”.
Se “dis-connettersi” non può dunque essere una strada percorribile, studiosi ed esperti di diverse discipline avanzano molteplici ipotesi e indicazioni. Gli artisti, d’altro canto, testimoniano da sempre i cambiamenti e gli interrogativi della società, utilizzando con cognizione tecnologie spesso all’avanguardia, seppure le opere d’arte non sono chiamate a offrire risposte, ma domande e immagini che riflettono il nostro tempo.

Per candidarsi è necessario inviare una mail contenente:
breve bio del candidato
una presentazione di alcune immagini di un progetto realizzato, o in corso, che
siano in grado di illustrare l’approccio e il metodo fotografico in formato pdf (max 6MB)
una presentazione video in lingua inglese (max 2 minuti) dell’ idea di progetto da svolgere durante il workshop.

Tutti gli interessati devono mandare il materiale richiesto via mail oppure tramite Wetransfer entro il 16 Dicembre 2020 all’indirizzo e-mail: info@fondazionestudiomarangoni.it  con oggetto: “Dis-connessi”

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